Tonno Rosso: nella botte piccola c’è pesce buono

Master MaSRA
Domino Gazette
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10 min readJan 13, 2022

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Il Made in Italy non è soltanto l’indicazione di origine di un prodotto (in questo caso l’Italia), ma in primis un patto vincolante tra la consapevolezza dell’enorme patrimonio culturale e alimentare di cui disponiamo e il suo utilizzo funzionale. Non tanto per profitto, ma soprattutto per gli italiani.

Con questo articolo proveremo ad approfondire la problematica del tonno rosso, denominato anche tonno pinna blu, la specie più diffusa nel Mediterraneo e nota per il pregio delle sue carni. Per legge solo la specie Thunnus Thynnus può essere definita tonno o tonno rosso, l’unico pescabile nel nostro mare, ad eccezione di altre specie meno richieste.

Una tradizione che si tramanda da oltre 2000 anni come testimoniano i graffiti parietali nella Grotta del Genovese, tra i più importanti del mondo, sull’isola di Levanzo, davanti a Favignana (Sicilia). Ritraggono uomini e donne insieme a mammiferi e pesci, tra cui il tonno.

Graffiti parietali nella Grotta del Genovese (Levanzo)

A rischio estinzione

Il tonno rosso è sicuramente la specie ittica più commercializzata a livello mondiale e che ogni anno, nella campagna di pesca che va dal 16 giugno al 18 ottobre circa, scatena una vera e propria guerra tra nazioni. Alcuni numeri confermano la dimensione del business. L’ANSA riporta un movimento di denaro pari a circa 42 miliardi di dollari (ANSA, s.d.), a cui bisognerebbe aggiungere altri 25 dal mercato illegale, secondo i dati dei sequestri. Numeri impressionanti. Eppure, nonostante il Mediterraneo sia il principale “produttore” di tonni, veniamo a scoprire che gli italiani non mangia il tonno rosso.

E allora quando apriamo una scatoletta del supermercato o degustiamo una tartare al ristorante cosa stiamo consumando?

Sulle nostre tavole finisce per la maggior parte tonno pinna gialla che proviene dalle Filippine, Papua Nuova Guinea, Indonesia e Australia del Nord, meno pregiato del tonno rosso. Ma andiamo per ordine.

Andamento delle catture mondiali di tonno rosso (tonnellate) dal 1950 al 2016

Come si può osservare dal grafico (mipaaft, FEAMP, s.d.), negli anni ’50 e ’60 le catture mondiali di tonno iniziarono a raggiungere picchi di 45mila e 35mila tonnellate, fino a trasformarsi negli anni ’90 in una vera e propria caccia disperata al tonno, portando ad un crollo degli stock nel giro di un decennio. Un vero e proprio disastro ambientale.

Nel 1996, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), che si occupa della compilazione delle cosiddette liste rosse sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali, classificò il tonno rosso “a rischio estinzione”. Per questo motivo la Commissione internazionale per la conservazione dei tunnidi nell’Atlantico (ICCAT) decise di introdurre il TAC (Totale ammissibile di cattura), ovvero una quantità massima di tonno pescabile per salvaguardare la specie.

I Totali Ammissibili di Cattura

In tabella (Oceanis s.r.l, s.d.) viene mostrata la suddivisione della quota mondiale tra i 53 paesi aderenti all’ICCAT (CPC, ossia Paesi Contraenti o Entità di Pesca o Parti Cooperanti non Contraenti), in base alla quantità di pescato dichiarato. Una volta fissate le proporzioni, queste rimangono invariate di anno in anno. Ciò che cambia, invece, è la dimensione dello stock che dipende dalla quantità di tonno pescabile.

L’assegnazione delle cosiddette “quote tonno” ha sicuramente evitato la completa estinzione della specie dopo anni di pesca invasiva e selvaggia.

Il sistema delle quote in Italia

Fatte queste opportune premesse, entriamo nel merito della gestione della quota tonno in Italia. Nel 2020, il totale ammissibile di cattura a livello mondiale è stato fissato a 36mila tonnellate, una quota significativa dovuta al buono stato di salute dei mari. All’Europa sono state concesse 19.460 tonnellate, di cui 4745,34 sono state assegnate all’Italia per la campagna di pesca 2021.

Il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali italiano (MIPAAF) ha deciso di ripartire la quota italiana tra i vari sistemi di pesca (Campagna di pesca del Tonno Rosso — 2021, 2021), secondo la seguente suddivisione:

Ripartizione della quota tonno tra i vari sistemi di pesca

Oltre a tale suddivisione, l’Italia è l’unico paese che ha deciso di adottare un’ulteriore accorgimento: ha suddiviso la propria quota tra i vari pescherecci in base alle dimensioni dell’imbarcazione e del pescato dichiarato. Negli altri paesi la quota, invece, viene fissata come un tetto massimo di pescato che, una volta raggiunto, determina l’interruzione della campagna di pesca.

Non è necessario essere economisti esperti per capire che tale scelta impedisce la libera concorrenza:

chi non possiede la quota tonno non può neanche pescarlo!

Ma quale differenza vi è tra i diversi sistema di pesci presentati nella Tabella?

Il sistema a circuizione è sicuramente la pratica di pesca industriale più diffusa per le specie che vivono in banchi (es. pesce azzurro). Impiega reti di grandi dimensioni che si richiudono sul fondo, consentendo la cattura di notevoli quantità di tonni vivi in una volta sola (fino a 4000–5000 tonni) che, a bassa velocità, vengono trasportati verso i siti d’ingrasso situati soprattutto a Malta, in Croazia e in Spagna. Gli allevamenti sono talmente grandi che sono visibili anche dal satellite. I tonni vengono ingrassati fino a raggiungere un aumento di peso del 40%, per poi essere imbarcati su grandi navi-officina dirette in Giappone. Parliamo, dunque, di una filiera lunga con pochissimi attori, ma assolutamente tracciata.

Questo sistema è sicuramente remunerativo per l’allevatore, non tanto per il pescatore poiché maggiore è il tenore di grasso, maggiore è il prezzo che i giapponesi sono disposti a pagare, rendendo di fatto il mercato italiano poco redditizio, sia per la produttività dei sistemi di pesca prevalenti (come si vedrà in seguito), sia a livello economico. Infatti, un tonno allevato in gabbia viene venduto a prezzi che possono essere 10/20 volte superiori rispetto a quelli italiani che oscillano tra i 11–12 euro/kg. Magari avrete già sentito parlare delle cosiddette “cifre record”, ovvero tonni venduti a 3,1 milioni di dollari (Esquire, 2020) sul mercato del pesce di Tokio, il leggendario Tsukiji, il più grande del mondo, che determinò la spietata caccia al tonno degli anni ’90.

Il sistema a palangaro, invece, consiste di una lunghissima lenza in cui sono inserite delle lenze più piccole ad intervalli regolari. La differenza rispetto al sistema precedente è che non riesce a mantenere in vita i tonni che quindi devono essere consumati nel giro di poco tempo.

Infine, il sistema a tonnara fissa costituisce la tecnica di cattura del tonno rosso più antica nel Mediterraneo. Definito così per via dell’ingegnoso sistema di reti fisse che vengono posizionate sul fondale. Queste reti formano delle camere che il tonno attraversa in sequenza senza mai voltarsi indietro, prima di arrivare all’ultima, la cosiddetta “camera della morte”, dove avviene l’uccisione e la cattura dei tonni, una pratica comunemente nota dalla tradizione come “mattanza”. La tonnara fissa di Favignana, non più attiva dal 2007 e adesso adibita a museo, è sicuramente la più famosa che abbiamo in Italia.

Tonnara fissa di Favignana

Il 72% della quota tonno in Italia appartiene alle grandi tonnare a circuizione, controllate da circa 12 pescherecci distribuiti tra Cetara e Salerno che esportano in Giappone il 90% del tonno pescato nel Mediterraneo; il 28% della quota rimanente viene ripartito tra un numero molto elevato di piccoli pescatori. Ecco dunque spiegato l’esodo del tonno rosso selvaggio dalle nostre tavole e sostituito con quello ingrassato, o con il tonno pinna gialla pescato in mari lontanissimi. Un patrimonio inestimabile di cui ci rimangono le briciole.

Le ricadute economiche sono evidenti. I piccoli pescatori esauriscono in fretta le loro quote, non riuscendo neanche a coprire le spese per l’attrezzatura, gli ami da pesca e il combustibile per l’imbarcazione. Il rischio è di alimentare la pesca fuori quota che può comportare multe fino a 8000 euro e il sequestro dell’imbarcazione. Inoltre tale meccanismo lascia spazio al grande giro d’affari che vede coinvolte anche le organizzazioni mafiose che commercializzano grandi quantità di tonno fuori quota.

Il tonno rosso pescato illegalmente talvolta non viene lavorato rispettando le opportune condizioni igienico- sanitarie che sarebbero richieste, rischiando di produrre istamina, una sostanza dannosa per la salute. Non sono un ricordo lontano le 10 intossicazioni da istamina avvenute in Italia nel 2017. Ad oggi sono già 9 le persone che si sono recate in ospedale per il consumo di tonno contaminato da istamina nel 2021 (Germana Carillo, GreenMe 2021).

A tali problematiche si aggiunge la questione della sostenibilità ambientale della filiera. Il sistema della circuizione implica la cattura, in una sola volta, di un intero banco di tonni, con conseguente potenziale inclusione all’interno delle sue reti anche di tonni giovani in fase non-riproduttiva, impedendo la rigenerazione dello stock. Inoltre, tale pratica mette a rischio catture specie protette come squali e tartarughe marine. Le tonnare fisse, al contrario, hanno un impatto ambientale ridottissimo e un’elevata selettività che consente di catturare solo specie adulte di tonno rosso.

Una proposta potrebbe, dunque, essere quella di rivedere il sistema delle quote assegnando un contingente maggiore alle tonnare fisse e alle piccole imbarcazioni che si sostengono grazie ai frutti del loro mare.

La tonnara fissa di Favignana, RaiStoria

L’insostenibilità ambientale riguarda anche altri metodi d’allevamento. All’interno delle gabbie d’ingrasso (le cosiddette Farm) i tonni vengono alimentati con una grande quantità di pesce azzurro (sardine, acciughe, sgombri). Alessandro Buzzi del WWF, uno dei più importanti esperti di pesca del tonno rosso, ci fornisce un numero preoccupante: per aumentare di 1 kg la massa corporea di un tonno sono richiesti circa 20 kg di pesce azzurro («Cosa mangiamo quando compriamo tonno? Le quote, i contrabbandieri e il Giappone», 2021). Gli impatti di questo sistema creano danni sia su piccola che su grande scala: dagli squilibri all’interno della rete trofica fino al danneggiamento degli ecosistemi marini.

Se da un lato le quote tonno hanno sicuramente favorito il ripopolamento di questa specie, dall’altro un’eccessiva abbondanza di tonno rosso nei mari può provocare forti danni alle popolazioni di pesce azzurro, essendo il tonno il principale predatore.

Le conseguenze della guerra per l’oro rosso del Mediterraneo e il sistema d’assegnazione delle quote si ripercuotono a più livelli.

Una filiera Made in Italy del tonno rosso è possibile?

Non si può dire che finora nessuno abbia avanzato proposte. L’eredità più importante che ci è stata lasciata proviene dal progetto Tuna Route, co-finanziato dal Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca 2014–2020 (FEAMP) e che ha coinvolto 10 partner provenienti da 4 paesi diversi (Spagna, Portogallo, Sicilia e Sardegna). Il progetto è rivolto a tutti gli operatori turistici appartenenti alla filiera del tonno (charter, artigiani, ristoranti, attività sportive nautiche, produzione e distribuzione del tonno rosso), con il fine di coniugare la pesca e il turismo sostenibile. All’iniziativa hanno partecipato anche piccole e medie imprese per rilanciare l’attività economica all’interno dei territori toccati dalla rotta del tonno rosso. Gli obiettivi del progetto sono molteplici: favorire il riavvicinamento tra pescatore e consumatore per una migliore comprensione delle tecniche di pesca sostenibili e della tradizione, creare occupazione e un piano di comunicazione integrata per favorire la commercializzazione del pregiato tonno rosso a livello nazionale e non.

Sarebbe importante che il sistema degli incentivi non producesse benefici solamente nel periodo del finanziamento, ma soprattutto dopo. Servirebbe creare un’identità tutta italiana del tonno rosso, ripensando completamente il sistema delle quote per favorire la distribuzione sul territorio nazionale di un prodotto di altissima qualità. Passare da una visione puramente industriale, legata all’export sul mercato giapponese, ad una cultura del tonno rosso che sia remunerativa, rispettosa dell’ambiente e della tradizione. Accompagnando dunque il ripristino degli stock ad una sua valorizzazione culturale del prodotto.

Negli anni le restrizioni imposte dalla normativa nazionale hanno portato alla chiusura di 65 tonnare fisse (cronache di gusto, 2017), tra cui la già menzionata tonnara di Favignana. Le proposte politiche dovrebbero mirare alla riapertura di queste strutture meno invasive del sistema a circuizione, e all’assegnazione di un’adeguata quota tonno per aiutare gli operatori a sostenere gli investimenti iniziali. Il FEAMP può costituire uno strumento utile per finanziare importanti progetti di valorizzazione dell’attività peschiera, soprattutto nelle regioni Sicilia e Sardegna dove sono concentrate le più importanti tonnare fisse d’Italia. Le due isole in passato si sono molto scontrate per l’assegnazione delle quote tonno, tuttavia negli ultimi anni è stato riaperto un dialogo costruttivo tra territori per parlare del futuro della filiera del tonno rosso: nonostante il tonno rosso sia destinato per la maggior parte al mercato giapponese, la proposta è quello di trattenerne una quota importante per la commercializzazione su scala nazionale.

L’intenzione c’è, gli scenari sono plausibili e percorribili, gli attori coinvolti sono tanti e vanno dalle imprese fino alle associazioni di categoria. Ci sono tutti i presupposti per poter costruire in Italia una filiera Made in Italy del tonno rosso.

Simone Campana

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Nato a Torino il 2 aprile 1993, ma il sangue parla emiliano. Prima di iscriversi al Master MaSRA ha seguito una formazione tecnico-scientifica con le due lauree triennali in Ingegneria Chimica e Alimentare e Ingegneria Gestionale conseguite presso il Politecnico di Torino.

Ama scrivere e comporre poesie. La sua passione per il settore ittico è legata ad una tradizione famigliare di commercianti di pesce. Vorrebbe poter lavorare al WWF per contribuire alla ricerca e alla salvaguardia degli ecosistemi marini e delle specie ittiche.

Attualmente è impegnato, tramite il tirocinio, a lavorare con Ires Piemonte per appoggiare la realizzazione dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile della Città Metropolitana di Torino.

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Bibliografia

ANSA. (s.d.). Giornata mondiale tonno, risorsa da 42 miliardi di dollari.

https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/animali/2018/04/30/giornata-mondiale-tonno risorsa-da-42-miliardi-di-dollari_dcda4f5e-5483–4253-bcc3–700ec43b9110.html

cronache di gusto. (2017, luglio 24). Favignana vuole tornare a pescare il tonno: «Quote per la pesca con priorità alle tonnare fisse». https://www.cronachedigusto.it/archiviodal 05042011/325-scenari/22675–2017–07–24–14–48–16.html

Esquire. (2020, gennaio 10). Ecco com’è un tonno da quasi 2 milioni di dollari. https://www.esquire.com/it/lifestyle/food-e-drink/a30455296/tonno-piu-caro mondo/#:~:text=Il%20tonno%20pinna%20blu%20%C3%A8,peso%20fino%20a%20725%2 0chili.

Campagna di pesca del Tonno Rosso — 2021, n. Prot. 168451 (2021).

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/16892

mipaaft, FEAMP. (s.d.). Tonno Rosso — Analisi economica e prospettive di consumo. https://ittico.bmti.it/CaricaPdfRegolamenti.do?doc=8

Oceanis s.r.l. (s.d.). GUIDA FORMATIVA alla CAMPAGNA DI PESCA TONNO ROSSO e PESCE SPADA. VII edizione.

http://www.oceanissrl.it/public/allegati/manualedellosservatorenazionale2021.pdf

Sport-histoire.fr. (s.d.). Elenco di tutti i paesi del mondo per superficie. https://www.sport histoire.fr/it/Geografia/Paesi_per_superficie.php

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Master MaSRA
Domino Gazette

Master in Sostenibilità Socio-Ambientale delle Reti Agro-Alimentari dell’Università degli Studi di Torino