Gli orti urbani dalla riqualificazione delle periferie alla creazione di Rete

Master MaSRA
Domino Gazette
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7 min readJan 31, 2022

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Dalle Alpi allo Ionio, come si è evoluta questa pratica

Gli orti

Nati in Italia durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale per massimizzare la superficie dei terreni posti a coltura, gli orti urbani ad oggi sono aree verdi, generalmente di proprietà comunale, che vengono affittate ad associazioni, gruppi e singoli cittadini per piccole auto-produzioni agricole e, in alcuni casi dispongono di aree adibite all’allevamento di bestiame.

Gli Orti Generali, Enrique De Angelis

Nel corso degli anni hanno assunto un ruolo sempre più centrale nel rappresentare un’alternativa concreta di contrasto a fenomeni come l’edilizia abusiva, lo smaltimento illegale di rifiuti e il conseguente inquinamento dei suoli.

Gli orti favoriscono una riqualificazione del tessuto urbano e sociale, promuovendo attività di aggregazione ed incentivando un’ampia serie di pratiche legate all’agricoltura sostenibile, al contrasto agli sprechi alimentari e all’economia solidale.

Tra queste troviamo il consumo di prodotti a km 0, una particolare attenzione allo sviluppo di esempi di economia solidale che permettano la creazione di una comunità identitaria, dove perone spesso svantaggiate possono trovare il sostegno di professionisti qualificati, ottenendo competenze e sviluppando capacità utili nell’ambito lavorativo agricolo. Questi aspetti vengono molto incentivati ad esempio nelle associazioni e nelle imprese sociali che fanno del volontariato una missione di sostegno, specialmente nelle aree urbane più sensibili alla criminalità e, dove in molti casi gli orti stessi sorgono.

La direzione intrapresa vuole incentivare l’autoproduzione con tutti i benefici che essa può comportare. Inoltre tale pratica favorisce la micro-economia locale, permettendo un grosso risparmio ai fruitori degli orti. Un valore importante, che è emerso in particolare nella realtà torinese di cui vi racconterò a breve, è anche quello legato alla ricerca scientifica, che in alcuni casi, vede coinvolti gli orti come bacini per sperimentare, ad esempio, attività di agricoltura con tecnologie all’avanguardia . Ciò è reso spesso possibile grazie alla creazione di partnership con università, enti di ricerca e partecipazioni a bandi pubblici indetti a partire dal comune di residenza sino a giungere in campo europeo.

Al loro interno vengono spesso svolte attività secondarie che permettono il coinvolgimento della comunità, tramite apposite attività didattiche, corsi, workshop, gare e fiere, volte a sensibilizzare i cittadini sull’importanza degli ambienti naturali come beni comuni per le generazioni future.

Un po’ di storia

I primi esempi di orti urbani come elementi di riqualificazione in diversi settori, tra cui quello ambientale, si sono avuti a Torino e a Milano, a cavallo tra gli anni 60 e 70, per contrastare il fenomeno di abbandono di vaste aree industriali in disuso. Da un punto di vista legislativo, il primo documento di regolamentazione degli orti urbani, è stato elaborato a Modena nel 1980. In tale occasione si stabilì che i cittadini ,con età uguale o superiore ai 55 anni, avevano la possibilità di fruire determinate aree, di proprietà del comune, con scopo di svolgere attività agricola. All’interno delle aree preposte vigeva il divieto di edificazione edilizia.

14 March 1980: A local newspaper, Il Resto del Carlino, reported on its front page that the municipality had given 600 new allotments to the city. (https://www.environmentandsociety.org/arcadia/urban-horticulture-modena-italy-1980-2015)

Ad oggi le azioni di assegnazione dei terreni e la promozione di iniziative legate agli orti sono regolamentate dai comuni. In chiave organizzativa Italia Nostra (Associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione) ha promosso un protocollo di intesa, rinnovato nell’agosto 2020, a cui hanno aderito L’ANCI (Associazione dei comuni d’Italia), Coldiretti e la fondazione di Campagna amica, delineando gli aspetti principali legati alla realizzazione degli orti. Un altro esempio dell’importanza data a questo tema, si esprime mediante il disegno di legge N.1784, della XVIII Legislatura, proposto alla Presidenza del Consiglio il 28 Aprile 2020 dai senatori Garavini, Magorno, Cucca e Unterberger per favorire l’elaborazione di una normativa precisa a livello nazionale per la realizzazione di queste attività.

Durante l’iniziale diffusione degli orti si è erroneamente ipotizzato che la maggior parte delle persone coinvolte fossero rappresentate dalla popolazione di età più anziana, spesso pensionati. Tuttavia con il passare degli anni, queste pratiche hanno iniziato a coinvolgere sempre più giovani che hanno colto i valori e l’utilità dell’attività. Oggi è sempre più in crescita il numero di associazioni e cooperative che lavorano all’interno degli orti urbani su tutto il territorio nazionale. Molti studenti, professionisti con competenze diversificate, ma anche semplici appassionati, volontari e imprenditori lungimiranti, sensibili alle tematiche sociali ed ambientali, investono sempre di più in questo peculiare settore.

Orti Generali

In quest’ottica è nata la realtà di Orti Generali sita nel quartiere Mirafiori Sud nella città metropolitana di Torino. Sorge in un parco naturale a ridosso del torrente Sangone, dove in precedenza sorgeva un’area agricola in abbandono e una serie di aree abusive non regolamentate. Lo sviluppo più significativo del progetto si è avuto tra il 2016 e il 2019, grazie alla compartecipazione di scuole, associazioni e ortolani del quartiere Mirafiori. Aggiudicarsi il bando indetto dal MIUR Smart cities and Communities and Social Innovation, è stato passaggio fondamentale per la crescita dell’attività, permettendo anche azioni di ricerca con l’università Cà Foscari di Venezia.

I principali ideatori e sviluppatori del progetto sono Stefano Olivari e Matteo Baldo. Il primo è un Paesaggista diplomato all’ ’École du Paysage di Versailles, ha scelto la riqualificazione delle sponde del torrente Sangone per la sua tesi, il secondo è educatore professionale e dottore magistrale in Sociologia, che ha condotto indagini approfondite e quantitative sul progetto in essere e in generale sull’agricoltura urbana.

L’ingresso di Orti Generali, Enrique De Angelis

I due sono stati affiancati nel tempo da una nutrita cerchia di collaboratori, professionisti in vari settori e volontari. Ad oggi Orti Generali vanta 150 orti affittati a ortolani del quartiere Mirafiori e di altre zone della città. Presenta inoltre un chiosco in cui organizza attività didattiche e in cui consente ai fruitori di consumare pasti. Ha in essere lo sviluppo dello stesso chiosco come struttura circolare, riducendo al minimo gli impatti sull’ambiente, una pratica quest’ultima in cui l’attività è già particolarmente virtuosa, grazie all’adozione di appositi pannelli solari, una compostiera di smaltimento dei rifiuti organici e un’attenta selezione dei materiali adoperati.

Il chiosco di Orti Generali, Enrique De Angelis

Quella di Matteo e Stefano ha saputo negli anni divenire una realtà che ha aiutato molte persone in condizioni svantaggiate, promuovendo numerose attività e fornendo materiali e corsi a chiunque avesse il desiderio di contribuire al risollevamento culturale e sociale di Mirafiori Sud.

Come noto questa è un’area che ha vissuto e continua a vivere molti disagi tipici delle zone più periferiche delle grandi città. Un tempo centro nevralgico della produzione automotive della Fiat, negli anni dopo un progressivo ridimensionamento delle produzioni e un decentramento avviato anche all’estero, la comunità di oltre 100000 persone che vi si è stabilita ha visto una progressiva diminuzione dei servizi pubblici offerti e un’affermazione di attività spesso illegali. Contemporaneamente si è evoluto un senso civico profondo da parte di molti abitanti che ha condotto alla nascita di numerose associazioni sia laiche che religiose che hanno contribuito a creare una comunità più forte e sana. In un’idea di sensibilizzazione e attenzione verso il territorio si va a collocare dunque Orti Generali che lavora incessantemente per un futuro più attento alle dinamiche sociali e sostenibili.

Orto Family

Spostando la nostra attenzione diversi chilometri più a Sud dello stivale, in particolare presso il comune di Taranto, troviamo un’altra realtà altrettanto virtuosa, che lavorando per far fronte alle numerose e ben note difficoltà che i cittadini di questo comune si trovano a vivere da diversi anni in ambito, sociale, economico e ambientale.

Anche qui, come per i quartieri periferici di Torino, si è assistito a una forte industrializzazione che ha spesso posto in secondo piano l’ambiente e la salute dei cittadini. La società tarantina soffre da anni una profonda spaccatura culturale. Tra le diverse iniziative virtuose che stanno nascendo nella zona va sicuramente presa in considerazione quella realizzata da Antonluca Antonante. il Giovane laureato in tecnologie alimentari che ha investito in Orto family, un’attività che vanta oggi un terreno di circa 8000 mq con 50 orti, dalla superficie media di c di 70 mq ciascuno. Questi spazi vengono affittati a residenti locali, spinti dalla voglia di avvicinarsi al mondo dell’agricoltura, riscoprendo un contatto diretto con la natura, e desiderosi di consumare alimenti autoprodotti.

Come nel caso di Orti Generali I terreni impiegati sorgono ad alcuni chilometri dal centro cittadino, in particolare lungo la strada che collega l’area periferica di Talsano (Ta) con il comune vicino di Leporano.

Uno sguardo al futuro

Il desiderio di Antonluca è quello di costituire una rete di persone spinte dal desiderio di rinascita e di riappropriazione di un’identità culturale troppo spesso messa da parte, promuovendo pratiche che permettano la rifioritura di spazi verdi, spesso lasciati in stato di abbandono.

Ciò che emerge da queste due realtà, per certi versi molto simili pur essendo collocate in territori geograficamente così lontani, è il desiderio di costituire un punto di partenza per la creazione di un futuro in cui le rispettive comunità si identificano nel rispetto del territorio, mediante i valori promossi dall’agricoltura sociale, dall’economia solidale e da una condivisione di intenti che possa fare da volano allo sviluppo alternativo delle aree urbane.

Appare chiaro come le azioni di questi giovani abbiano alla base forti convinzioni e tanta voglia di essere promotori di cambiamento grazie all’audacia con cui affrontano ogni sfida che gli si pone davanti.

Enrique De Angelis

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Master MaSRA
Domino Gazette

Master in Sostenibilità Socio-Ambientale delle Reti Agro-Alimentari dell’Università degli Studi di Torino