E se il pianeta rimanesse senza piante?

Master MaSRA
Domino Gazette
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10 min readJan 20, 2022

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L’estinzione delle piante esiste ed è inesorabile

È ormai da diverso tempo che si parla con grande apprensione dell’estinzione e della perdita delle specie animali con un particolare riguardo agli insetti, tanto che molti di noi ricordano almeno il nome di un animale scomparso mentre pochissimi sanno citare il nome di una pianta che non c’è più. Eppure, anche le piante scompaiono e sono a rischio estinzione e ciò può comportare gravi danni per gli altri organismi viventi, nonché per gli ecosistemi e la salute degli esseri umani.

Stando ad uno studio pubblicato su Nature Ecology and Evolution, negli ultimi 250 anni si sono estinte quasi 600 specie di piante e tale fenomeno sembra stia avvenendo 500 volte più velocemente di quanto ci si aspetterebbe considerando esclusivamente i processi naturali.

Due rapporti redatti rispettivamente nel 2020 e nel 2021 mostrano il quadro allarmante di questo fenomeno. Il primo lavoro intitolato “State of the World’s Plants and Fungi”, redatto nel 2020 dalla Royal Botanic Gardens Kew, in Gran Bretagna, raccoglie gli studi di circa 200 ricercatori provenienti da 42 Paesi differenti, ed è stato pubblicato alla vigilia del summit Onu sulla biodiversità. Il rapporto ha evidenziato che ad oggi solo una piccola parte delle piante esistenti è utilizzata come cibo o come biocarburante. Infatti, nonostante la grande varietà di piante disponibili sulla Terra, il 90% del fabbisogno alimentare ed energetico dell’uomo è soddisfatto da solo 15 specie e, qualora queste dovessero scomparire, sarebbe a rischio la nostra esistenza.

Il secondo rapporto che affronta la problematica dell’estinzione delle piante è lo “State of World’s Trees” curato da Botanic Gardens Conservation International; è stato realizzato dopo cinque anni di studio sul campo e un censimento di ben 58.497 piante.

Come sottolineato da questi studi l’estinzione delle piante è un fenomeno attualmente in atto; tuttavia, ad oggi rimane un problema ancora poco discusso e probabilmente sottovalutato, posto in secondo piano rispetto ad altre tematiche globali. È dunque lecito porsi alcune domande e provare, almeno in parte, a cercare chiarimenti.

Quali sono le cause di questo fenomeno?

Stando agli studi precedentemente citati il danno principale arriverebbe dall’agricoltura intensiva che sottrae spesso terreno per piantare monocolture. Come dimostrato da diversi studi e ricerche, la coltivazione di una sola specie porta all’impoverimento e alla depauperazione del terreno con conseguente perdita di biodiversità; inoltre, le monocolture richiedono un maggiore utilizzo di pesticidi e fertilizzanti per via della mancanza di funghi e batteri che aiutano a degradare la materia organica.

Il secondo fattore, in ordine di importanza, è la deforestazione, seguita dall’allevamento al terzo posto. Nonostante quello che si possa pensare attualmente il cambiamento climatico è solo al nono posto nella lista.

Un altro dei grandi problemi inerenti le specie vegetali è quello della commercializzazione illegale o legale delle specie, in molti casi legata a collezionisti che le introducono da altre aree o legate a scopi ornamentali. Tale fenomeno spesso porta all’introduzione di specie vegetali invasive che causano l’eliminazione della flora nativa e di altre specie vegetali, costituendo una minaccia ecologica per la vegetazione. Dunque, l’intervento dell’uomo è un fattore determinante e decisivo nel fenomeno dell’estinzione delle piante.

State of the world’s plants and fungi 2020

In quali luogo del mondo si verifica maggiormente questa perdita?

La perdita di biodiversità è distribuita su tutti i continenti ma sono proprio alcuni dei serbatoi più importanti a trovarsi in condizioni di degrado maggiormente preoccupanti. Primo su tutti il Brasile dove delle 8.847 specie di piante censite, quelle a rischio sono 1.788, il 20%. Vanno citate anche Indonesia e Malesia rispettivamente con il 23 e il 24% delle specie minacciate.

Il più vasto studio mai condotto sulle specie vegetali è frutto di un team di ricercatori guidati dal botanico Rafael Govaerts e dal biologo evoluzionista delle piante Aelys Humphreys. Dallo studio, che ha esaminato 330.000 specie è emerso che: le piante delle isole e dei tropici sono più inclini all’estinzione; alberi, arbusti e piante perenni sono le più vulnerabili in genere, al di là della loro appartenenza geografica.

La seguente mappa mostra come le piante situate in quelle aree del pianeta ricche di biodiversità e a maggior crescita di popolazione sono le più a rischio. Le isole sono le aree più in pericolo, dal momento che contengono specie che probabilmente non possono trovarsi in nessun’altra parte del mondo, particolarmente sensibili ai cambiamenti ambientali.

Mappa dell’estinzione delle specie vegetali

Perché si parla principalmente di estinzione delle specie animali?

Per poter rispondere a questa domanda bisogna introdurre il concetto di specie bandiera, ovvero tutte quelle specie animali affascinanti e carismatiche, capaci di attirare l’attenzione del grande pubblico e che grazie alla loro presenza rendono più semplice l’implementazione di pratiche di conservazione e tutela degli habitat. Tra gli esempi di specie bandiera si contano il panda gigante della Cina e simbolo del Word Wildlife Fund, il tamarino leone dorato della foresta costiera atlantica del Brasile, la tigre indiana, l’elefante africano. A tal proposito va citato il paradosso del Panda. Un lavoro scientifico pubblicato dalla rivista Nature Ecology and Evolution ha dimostrato che il numero dei panda è andato aumentando ma contemporaneamente e gradualmente in quelle riserve naturali sono diminuite altre specie animali e vegetali. In sintesi, quello che è un buon habitat per il panda non è necessariamente favorevole anche per altre specie. Focalizzare l’attenzione sulle esigenze di habitat del panda ha portato a modificare gli ecosistemi in direzione sbilanciata verso il panda a scapito del resto.

Nonostante dal punto di vista conservazionistico è fondamentale proteggere tutta la biodiversità, è innegabile che alcuni animali siano maggiormente capaci di attirare l’attenzione rispetto ad altre specie. Tuttavia, la scelta di specie bandiera, come visto, non è sempre la scelta ideale, in quanto bisognerebbe suscitare l’interesse della popolazione non solo per un animale, ma per un ecosistema completo.

Facciamo ora alcuni esempi di specie vegetali estinte o in pericolo in giro per il mondo:

Sandalo del Cile: Era un albero che cresceva sulle isole Juan Fernández, tra il Cile e l’isola di Pasqua, a partire dal 1624 circa, l’albero cominciò a essere fortemente utilizzato per il legno profumato di sandalo e già alla fine del XIX secolo la maggior parte degli alberi era stata abbattuta. L’ultimo sandalo del Cile venne fotografato il 28 agosto 1908 sull’isola di Robinson Crusoe da Carl Skottsberg. Da allora l’albero è scomparso da quell’isola. Nel corso degli anni ci sono state segnalazioni che la specie sarebbe stata trovata anche sull’isola di Alejandro Selkirk, anche se la cosa non è stata mai confermate e le ricerche partite per ritrovarlo sono tornate a mani vuote.

Bandita Trinity

La Thismia o Bandita Trinity: era forse una delle piante più straordinarie che siano mai state scoperte. Non presentava foglie ed erano visibili solo i fiori. Venne scoperta nel 1912 lungo Torrence Avenue a sud di Chicago. Il sito dove viveva fu distrutto solo 5 anni dopo e questa straordinaria pianta non fu mai più vista. La thismia apparteneva a un gruppo di piante (il genere Thismia ) di 65 specie che vivono quasi tutte nelle foreste pluviali. Alcune specie, compresi i suoi parenti più stretti, vivono in Nuova Zelanda.

olivo di Sant’Elena

L’olivo di Sant’Elena: venne scoperto nel 1805 nell’isola di Sant’Elena, nell’Oceano Atlantico proprio dove finì i suoi giorni in esilio Napoleone Bonaparte. Nel 1994 si contava un solo albero dal quale il Kew e gli ambientalisti locali sono riusciti a raccogliere delle talee prima della morte. La Nesiota elliptica era l’unica specie sconosciuta del genere Nesiota, purtroppo con l’estinzione della specie in natura già nel 2003 vediamo scomparire un intero genere.

Il croco blu cileno

Il croco blu cileno: è originario delle colline che dominano Santiago, la capitale del Cile. Era un fiore molto popolare, con tantissime varianti di colore selezionate dai giardinieri in epoca vittoriana. Dato che la specie era difficile da coltivare e a lenta propagazione, per soddisfare la domanda, un gran numero di bulbi vennero dissotterrati e importati dal Cile fino in Gran Bretagna.

Psichotrya Elata

Psichotrya Elata: La Psichotrya Elata viene chiamata comunemente Hot Kiss Plant o Hooker Lips. E’ una pianta tropicale molto rara e appartenente alla famiglia delle Rubiacee. Nonostante sia una pianta sempre più difficile da trovare a causa della sua delicatezza e dei cambiamenti climatici, continua a crescere soprattutto nelle aree dell’America latina e nelle foreste di Ecuador, Costa Rica e Colombia. È caratterizzata dalla presenza della tipica brattea che si presenta a forma di labbra e dal colore rosso fiammante. Più che di un elemento estetico, si tratta di una vera e propria trappola per gli insetti che, attratti dal colore brillante, finiscono per poggiarsi su di essa restandone ingabbiati.
Produce anche delle bacche che non sono commestibili dal colore blu scuro che una volta mature finiscono per assumere un colore nero molto intenso. Al suo interno, inoltre, la Psichotrya Elata contiene una sostanza altamente allucinogena che può recare anche gravi danni se venisse ingerita dall’essere umano.

Ma cosa potrebbe succedere senza le piante? E quali sarebbero le azioni da intraprendere?

Il timore che emerge dai vari studi è che l’estinzione di alcune specie chiave possa innescare un processo a catena capace di far collassare interi ecosistemi. Uno dei problemi principali è che non è semplice riuscire ad immaginare le conseguenze derivanti dalla perdita di una o più specie vegetali e ipotizzare degli scenari futuri.

Dunque, che fare? Le soluzioni urgenti proposte da Botanic Gardens Conservation International spaziano dall’espandere le aree protette in modo da salvaguardare il maggior numero di specie possibili, al conservare le specie più a rischio in giardini botanici o nelle banche del seme e garantire più fondi per le attività globali di conservazione.

Credo che probabilmente le sole azioni di conservazione non bastano se non si cambia a monte il modo di agire dell’essere umano. Come visto l’agricoltura intensiva e monoculturale unita alla deforestazione sono una delle principali cause dell’estinzione delle specie; pertanto, si potrebbe iniziare con il modificare e migliorare gli attuali sistemi colturali e di produzione alimentare, dal momento che anche lo scenario attuale e globale sta proponendo sempre più soluzioni sostenibili. Dunque, il focus centrale della questione è che bisogna agire repentinamente sul modello agroalimentare. A mio parere bisognerebbe modificare la situazione attuale in cui la domanda di cibo è principalmente soddisfatta da pratiche agricole inadeguate che portano alla conversione su larga scala delle foreste e alla perdita di biodiversità. È necessario che tutti i Paesi valutino nell’immediato l’opzione di adottare provvedimenti quali:

  • Una conversione verso l’adozione di pratiche di produzione agroforestale e agroecologica
  • Il ripristino della produttività di terreni agricoli degradati
  • L’adozione di diete più sane e la riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari
  • Un modello di raccordo commerciale a corto raggio tra chi produce e chi consuma.

Si può affermare quindi che un utilizzo più razionale e sostenibile delle risorse del pianeta Terra per produrre il cibo ed energia potrebbe migliorare il quadro disastroso che si sta attualmente delineando. Tuttavia le azioni, sopra citate, per quanto azioni indispensabili, sono molto complesse da attuare su ampia scala, e richiederebbero in molti casi una revisione delle politiche attuali e degli incentivi finanziari. Nonostante le difficoltà, qualcuno si è già mosso in tale direzione: la Regione Sicilia con la legge Regionale 21 del 29 luglio 2021 ha introdotto disposizioni in materia di agroecologia, di tutela della biodiversità e dei prodotti agricoli siciliani.

Ad accompagnare le soluzioni individuate ci sarebbe bisogno di lavorare per sensibilizzare la popolazione e le istituzioni sul tema dell’estinzione delle piante che, come visto, molto spesso passa in secondo piano. Fino ad ora le maggiori risorse economiche ed umane si sono concentrate sullo studio del mondo animale, più vicino a noi per affinità biologiche ed emozionali. Flora e fauna sono però indissolubilmente interconnesse e legate da un rapporto di reciproco scambio, in ultimo l’habitat naturale è fondamentale per la sopravvivenza delle specie animali. Quindi salvaguardare il mondo vegetale significa anche proteggere dall’estinzione le specie erbivore e tutte quelle che trovano riparo tra gli alberi, oltre ad avere un pianeta più sano e vivibile per noi esseri umani.

Si può affermare che, come visto, l’estinzione delle piante esiste e non è un problema da sottovalutare ma al contrario è una questione a cui va posto immediatamente rimedio, adottando sia cambiamenti pratici all’interno dei sistemi di produzione alimentare, sia lavorando a livello politico per adeguare l’apparato normativo e legislativo.

“La cosa peggiore che possa accadere − che sta, anzi, già accadendo − non è l’esaurimento dell’energia, il collasso economico, una guerra nucleare limitata o la conquista da parte di un governo totalitario. Per quanto terribili per noi, ciascuna di queste catastrofi potrebbe essere riparata nel corso di alcune generazioni. Il solo processo in atto che per milioni di anni resterà irreparabile è la perdita della diversità genetica e l’estinzione delle specie provocate dalla distruzione degli habitat naturali. Questa è la pazzia che i nostri discendenti meno ci perdoneranno” Edward Wilson, Biofilia, 1984

Il mondo e gli esseri umani senza piante non sono in grado di sopravvivere e questo è un dato di fatto.

Maria Teresa Cappella

Maria Teresa Cappella ha conseguito una laurea triennale in Pianificazione e Progettazione del Paesaggio e dell’Ambiente proseguendo poi gli studi con una laurea magistrale in Conservazione e Restauro delle Foreste.
Promuovere il benessere e la qualità del territorio in cui viviamo è il suo obiettivo, motivo per il quale ha deciso di proseguire i miei studi con un Master in Sostenibilità socio Ambientale delle reti agroalimentari.

Bibliografia

“State of the World’s Plant and Fungi”, Royal Botanic Gardens, 2020

“State of the World’s Trees”, Botanic Gardens Conservation International, Settembre 2021

Nature 570, 148–149 (2019), https://www.nature.com/articles/d41586-019-01810-6#ref-CR1

Nature and Ecology e Evolution, https://www.nature.com/natecolevol/

IUCN: liste rosse, https://www.iucnredlist.org/

“A rischio di estinzione il 40% delle specie vegetali”, 2020, https://www.cambialaterra.it/

“Estinzione delle piante: abbiamo perso più di 500 specie”, Settembre 2020, https://phoresta.org/

“Le piante si estinguono 500 volte più rapidamente di quanto previsto”, Giugno 2019, https://wired.it

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Master MaSRA
Domino Gazette

Master in Sostenibilità Socio-Ambientale delle Reti Agro-Alimentari dell’Università degli Studi di Torino